La margherita non è un fiore …
A chi non è capitato almeno una volta nella vita di fare il gioco “m’ama non m’ama” con una margherita? Tutti gli innamorati colto questo “fiore “ da campo, magari in un prato assolato, hanno cominciato a strappare uno ad uno i “petali” estremi associando ad ognuno la risposta positiva “mi ama”, oppure negativa “non mi ama”; era un modo, di credibilità sicuramente discutibile, che dava coraggio oppure delusione a chi era in preda ai dubbi dell’amore.
In questo periodo dell’anno è facilissimo imbattersi in una margherita: allora se la incontrate, fermatevi un attimo, chinatevi a terra e osservare per pochi istanti come è fatta veramente!
La margherita non è un fiore come la maggior parte delle persone credono, ma una colonia di tanti fiori singoli, piccolissimi e raggruppati insieme in un “capolino” che assomiglia ad un unico grande fiore.
Le margherite così come i girasoli, la camomilla, il tarassaco, la stella alpina, i fiordalisi, i cardi, i soffioni, la lattuga, la cicoria e i carciofi fanno tutti parte della stessa grande famiglia: quella delle Composite.
Una delle loro caratteristiche principali è che non portano mai sullo stelo un unico fiore, ma un vero e proprio mazzetto di fiorellini piccolissimi raggruppati insieme in un’infiorescenza.
La famiglia delle Composite comprende circa 20 mila specie, per lo più piante erbacee, ma anche arbustive e talvolta arboree. Diffuse in tutto il mondo soprattutto nelle regioni temperate, fanno parte del gruppo più vasto delle Angiosperme: le piante superiori che producono i fiori.
Con una semplice lente di ingrandimento, esaminando il “capolino” della nostra margherita e cercando di distinguere i singoli componenti, procedendo dall’interno verso l’esterno del capolino, non crederete ai vostri occhi!
Vi accorgerete che quelli situati al centro del capolino sono detti “tubulosi”, ciò significa che i cinque petali che formano la corolla (prende il nome di corolla l’insieme dei petali) sono saldati insieme in un piccolo tubetto. Osservando invece i fiorellini situati all’esterno del capolino, detti “ligulati”, potrete notare che anche in questo caso i petali sono saldati insieme in un tubetto che si estende, però, verso l’esterno prolungandosi come una lingua, ciò che comunemente chiamiamo “petalo”.
Nelle margherite quindi i capolini sono formati da due tipi di fiorellini, quelli tubulosi, detti “fiori del disco” e che sono posti centralmente, e quelli ligulati o “ fiori del raggio”, posizionati invece nella parte più esterna.
C’è da dire però che nelle Composite ci sono poi tantissime varianti: il capolino del carciofo per esempio è formato solo da fiori tubulosi, mentre il fiore del tarassaco, oppure della cicoria, sono formati solo da fiorellini ligulati.
Sapete il perché di tutto questo? L’unione fa la forza! Un piccolissimo fiorellino non verrebbe notato da nessuno: il capolino vistoso che invece simula un vero e proprio fiore, attira gli insetti impollinatori.
Questo è un grandissimo vantaggio: un’ape per esempio invece di posarsi su un singolo fiore si posa sull’infiorescenza prelevando il polline da più fiori e trasportandolo successivamente su più fiori di un’altra pianta. Ecco perché si riproducono con tanta facilità e sono cosi frequenti nei nostri prati.
Che dire? la natura pensa veramente a tutto ed è inimitabile in ogni sua forma, capace di sorprenderci anche nelle cose che sembrano scontate: la semplicità alle volte è solo apparente, e nasconde una complessità che non avremmo mai immaginato.
di Riccardo Di Giuseppe, Naturalista – Resp. Oasi WWF Litorale Romano
E bella ma a vederla sempre quel bianco e un po’ scocciante